La MTB è entrata a far parte delle discipline del CAI solo nel 2008. Un ingresso in punta di pedali, in una associazione che da 150 anni unisce centinaia di migliaia di persone attorno ad una comune passione, non poteva non creare, soprattutto all’inizio, un certo scetticismo. L’utilizzo di un mezzo di locomozione seppur ecologico, la possibilità di arrecar danno ai sentieri, i rischi per gli escursionisti a piedi, soprattutto nei tratti di discesa e forse, un pizzico di amor per la tradizione, sono stati per lunghi anni un ostacolo che appariva insormontabile. A Lucca tutto è iniziato una gelida mattina di Gennaio quando il presidente della sezione prese contatto con i membri di un gruppo di cicloalpinisti, gli “Apuane Extreme” per dar vita al Gruppo MTB all’interno della sezione di Lucca del Club Alpino Italiano. Il progetto era quello di creare un gruppo in linea con la filosofia del CAI capace di convincere anche i più scettici che la MTB utilizzata nella corretta maniera poteva entrare a pieno titolo nel cuore dell’Associazione
Ed ecco le prime uscite “L’eremo di San Viviano”, “L’Altopiano Lavacchielli”, le prime raccolte fotografiche i primi video fatti ad arte. Si è cercata la collaborazione con altri gruppi CAI limitrofi e così sono nate la gita nel Parco delle Cinque Terre con gli amici del CAI di Sarzana, Massa e Genova e nel 2013 l’evento clou per le celebrazioni del centocinquantesimo del sodalizio, ovvero il raduno interregionale Toscana – Emilia Romagna denominato “Tra Cusna e Prado” nel Parco dell’Orecchiella, un’escursione impegnativa di oltre 60 km a cui hanno partecipato una sessantina di cicloescursionisti.
La filosofia è quella di effettuare una escursione con tranquillità, di godersi lo spettacolo, il silenzio e la pace della montagna. Aspettare gli altri è la regola, specie nelle salite più lunghe il gruppo si può sgranare, per questo noi del Gruppo Lavoro abbiamo deciso di adottare un metodo “a staffetta” per garantire la supervisione del gruppo, riducendo i tempi di attesa: noi del Gruppo Lavoro ci dividiamo all’interno della comitiva, ai bivi due membri che seguono l’apripista si fermano e ripartono solo dopo aver ricevuto il cambio da altri due compagni. Nel corso del 2013 è cambiato il referente sezionale, abbiamo cercato di allargare i confini del gruppo sfruttando i mezzi della tecnologia per farci conoscere, usando in particolar modo i social network, come Facebook e Google+. Anche la partecipazione di alcuni nostri membri ad uscite organizzate da altri gruppi di MTB, associati al CAI e non, ha permesso di incrementare il numero di adesioni alle nostre uscite. Entusiasmante la partecipazione al raduno CAI per festeggiare i 150 dalla fondazione del a Pinerolo in Piemonte, terra natia del cicloescursionismo italiano. E’ proprio questo uno dei punti di forza del CAI: da Pinerolo alle falde dell’Etna un singolo escursionista ha la possibilità di unirsi ad altri gruppi come membro di una stessa famiglia.
Noi del Club Alpino Italiano consideriamo la mountain-bike nel senso letterale del termine: “bici da montagna”, uno strumento per fare escursionismo. La maggior parte di chi organizza attività in MTB si rivolge ad un pubblico di sportivi e di agonisti, invoglia alla velocità, a sfruttare la pendici naturali come terreno di divertimento fine a se stesso. Un impiego riduttivo del mezzo, che genera conflitti tra i vari frequentatori e non solo. Le nostre mountain bike devono essere efficienti, prestiamo particolare attenzione alla sicurezza: indossare il casco è obbligatorio, l’utilizzo di altre protezioni è consigliato, oltre ad apripista e chiudipista un meccanico e un immancabile fotografo accompagnano le nostre escursioni; ma non amiamo curare in modo maniacale gli aspetti tecnologici delle mountain bike. Muoversi nell’ambiente come se fosse un campo di gara è sempre sbagliato. Purtroppo, vediamo con preoccupazione sorgere atteggiamenti che non vorremmo portassero ad adottare norme restrittive anche nei confronti delle biciclette: vi sono già minacciosi segnali e spiacevoli precedenti.
Ecco allora la necessità di offrire un’alternativa, l’esigenza di proporre un modo diverso di utilizzare la MTB. Con il medesimo spirito che anima ogni attività CAI, con la cultura e l’esperienza più che secolare del nostro sodalizio, semplicemente utilizzando la mountain bike come strumento per andare in montagna, frequentarla e conoscerla, nel pieno rispetto dei luoghi, dell’ambiente e degli altri fruitori, di chi in montagna ci vive e di chi la frequenta per diletto. Questo per noi significa fare “cicloescursionismo in mountain-bike”. Perché mountain bike non è solo agonismo o velocità, non è solo discesa a rotta di collo, downhill o free-ride. Noi del CAI vogliamo dar voce a chi pratica la mountain-bike con spirito escursionistico, con genuina passione per la natura. Vogliamo dar voce a chi è abituato a muoversi in silenzio, a chi ama la sana fatica, a chi non considera l’ambiente montano come un luna-park. Vogliamo difendere la montagna da chi la usa male e da chi la vuole vietare. La montagna è una palestra naturale per forgiare cittadini più responsabili, per aumentare la propria autostima, per imparare ad apprezzare e salvaguardare l’ambiente.
di Andrea Simi
Per ogni approfondimento sul Gruppo MTB visitate il blog: www.mtbcailucca.blogspot.com