Con questo breve report vogliamo raccontare l’esperienza del Gruppo MTB CAI Lucca sui sentieri dell’Appennino Pratese, percorsi durante lo “Shanghai Express” del 27 maggio scorso. Il bizzarro nome dato a questa cicloescursione è dovuto al fatto che, per raggiungere comodamente il luogo di partenza, è stato deciso di prendere il treno Prato – Bologna. Questa tratta, in un passato non troppo lontano, è stata percorsa dai tanti pendolari cinesi che andavano a lavorare in Emilia, motivo per cui è stata ribattezzata, appunto, “Shanghai Express”.
Ma veniamo alla cicloescursione, con le sue bellezze e le sue particolarità. La logistica prevedeva di lasciare le auto a Montale (PT), prendere il treno alla locale stazione, cambiare a Prato Centrale per poi, infine, scendere a Vernio (PO), il comune più settentrionale della provincia Pratese e con il territorio attraversato dallo spartiacque appenninico.
Giunti, quindi, al termine del nostro viaggio in treno, e dopo una buona colazione in piazza, la partenza si è fatta subito in salita (su tranquilla asfaltata) in direzione del paese di Cavarzano, superato il quale, l’asfalto cede spazio ad un agevole sterrato, sempre carrozzabile, fino al Passo dell’Alpe di Cavarzano, posto a 1012 metri di quota. Da questo punto ha inizio la traversata appenninica vera propria. Da qui passa, infatti, il sentiero CAI 00, coincidente tra l’altro con la GEA (Grande Escursione Appenninica) e con il Sentiero Europeo E1 (che collega Capo Nord in Norvegia a Capo Passero in Sicilia), rimarcando una volta di più l’importanza (a livello escursionistico) di questo tratto di Appennino Tosco-Emiliano come via di comunicazione tra il nord e sud, non solo d’Italia ma anche d’Europa. Ovviamente su tutto questo tratto di sentiero è permesso transitare in mountain-bike, come indica la segnaletica presente.
Per circa una trentina di chilometri, non abbiamo più abbandonato questo trail, in un continuo saliscendi sempre immerso nelle tipiche faggete appenniniche. Il trail risulta perlopiù ben pedalabile, alcune interruzioni sono dovute a ostacoli naturali presenti lungo il percorso o a tratti dalle pendenze sostenute come, ad esempio, la salita per raggiungere la sommità del Poggio la Zucca (1120m). Si resta fin da subito notevolmente sorpresi dalla bellezza del sentiero tra il Monte della Scoperta (1259m) e il Monte delle Scalette (1183m), probabile testimonianza ben conservata di una antica viabilità, o comunque di confine, marcata da una serie di cippi datati 1850.
All’altezza del Monte delle Lamacce (1180m) e fino al Monte delle Scalette, esiste la possibilità di evitare il tratto di sentiero di crinale, utilizzando una comoda forestale che corre sul versante emiliano della montagna. Noi abbiamo preferito proseguire sul sentiero di crinale, seguendo sempre i segnavia bianco rossi del sentiero CAI 00: bellissimo, particolare, ciclabile a tratti, ma è doveroso segnalare che ad un certo punto c’è un brevissimo tratto in contropendenza su brecciolino, su sentiero stretto e “semifranato”, da fare rigorosamente con la bici a mano e con molta attenzione (durante il giro era comunque ben fattibile, in futuro non è detto). Per chi è abituato al cicloalpinismo, all’esposizione, ai tratti di frana, questa variante è irrinunciabile e fantastica per la particolarità dell’ambiente attraversato e non particolarmente difficile, ma per tutti gli altri, che magari temono le vertigini o hanno pesanti e-bike, meglio che seguano la suddetta forestale. In questo tratto si apre uno dei rari scorci panoramici sulla sottostante vallata del torrente Carigiola, affluente di sinistra del più noto Bisenzio (va ricordato che questo tour si sviluppa prevalentemente a quote di poco superiori ai 1000 metri e che, quindi, il bosco di faggio la fa da padrone). Dopo il Monte delle Scalette inizia il tratto di crinale vero e proprio, coi suoi passaggi tecnici naturali in ambiente e che richiedono da buone a ottime capacità tecniche, in particolare fino al Passo del Tabernacolo.
Continuando così per alcuni chilometri, alternando lunghe pedalate a tratti in cui è necessario scendere di bici per superare l’ostacolo di turno, si arriva il Rifugio L. Pacini di proprietà della Sezione di Prato del CAI. Il Rifugio, posto in una radura al limitare della faggeta, si trova in una bella posizione panoramica sulla Valle della Limentra e offre agli avventori ottimi piatti, ragion per cui consigliamo una sosta in questo luogo. Nei pressi del rifugio si trovano due fonti di acqua, altro valido motivo per fermarsi e fare rifornimento in vista dell’ultima parte del tour.
Si riparte in direzione della Foce della Cerbiancana e poi del Passo degli Acquiputoli (996m), dal quale, in pochi minuti e seguendo i segnavia CAI 00, arriviamo alla Cascina di Spedaletto, altro ameno luogo in cui è possibile rifocillarsi. La nostra “variante” di Shanghai Express, prevedeva di abbandonare il faticoso crinale che proseguirebbe in direzione di Prato, per scendere a Montale (dove peraltro avevamo le auto) percorrendo i sentieri denominati “Cannicciaie” (BC) e “Budello”(OC), con passaggi tecnici e goduriosi in rapida successione.
In conclusione si tratta di una traversata appenninica (seppur a quote modeste) di circa 45km per 1700m di dislivello positivo e 2000m di dislivello negativo. Si tratta comunque di un percorso faticoso e non semplice, occorre essere discretamente allenati ed avere una buona tecnica di conduzione per poterlo godere appieno. Molto completo sotto tutti gli aspetti, da quelli storici a quelli naturalistici a quelli gastronomici e dal “sapore” tipicamente all mountain… in questo percorso c’è davvero di tutto e per tutti i palati!